Vai al contenuto

Venezia, Biennale Arte 2022: lo sguardo latinoamericano-1

Cronaca di una visita : Prima parte

L’ingresso alla Biennale

Ho immaginato di visitare la Biennale Arte 2022 che si è tenuta a Venezia fino al 27 novembre 2022 come se viaggiassi sul tratto meridionale della Strada Panamericana, toccando molti Paesi e giocoforza tralasciandone molti altri.

La curatrice della Mostra, Cecilia Alemani, scrive nella presentazione della Guida Breve (370 pagine…)  che “… la mostra nasce dalle numerose conversazioni intercorse con molte artiste ed artisti. Da questi dialoghi sono emerse con insistenza una serie di domande che evocano non solo questo preciso momento storico in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità è minacciata, ma riassumono molte altre questioni che hanno dominato le scienze, le arti e i miti del nostro tempo. Come sta cambiando la definizione di umano? Quali sono le differenze che separano il vegetale, l’animale, l’umano e il non-umano? Quali sono le nostre responsabilità nei confronti dei nostri simili, delle altre forme di vita e del pianeta che abitiamo? E come sarebbe la vita senza di noi?…”

Ho iniziato a riflettere sulla definizione di umano ed entrando alla Mostra, e soprattutto dopo esserne uscito, mi sono sinceramente chiesto, dopo una vita trascorsa a inseguire la scienza, la medicina, la malattia la cura e l’essere umano, come sarebbe la vita senza l’Arte… Vi propongo una lettura dei Padiglioni Latinoamericani che sono riuscito a visitare per provare a vivere una giornata in quella galassia di artisti e delle loro visioni artistiche del mondo umano e non umano.

ARGENTINA (All’Arsenale)

Mónica Heller presenta una realizzazione immersiva fatta di schermi, angoli bui e luci: nei filmati predominano esseri che “…costruiscono, scardinano e ricostruiscono sé stessi in loop temporali brevi ed allo stesso tempo infiniti…” Una visione oserei dire dark che origina dagli sfaccettati ambienti delle sale bingo delle periferie argentine e dall’esperienza surrealista tra le due guerre. Un messaggio al limite dell’inquietante che delude gli amanti dell’installazione.

BRASILE (Ai Giardini)

Una esperienza davvero stimolante quella in cui ci accoglie Jonathas de Andrade nello storico Padiglione del Brasile (presente fin dagli anni 60): si entra e si esce da un enorme orecchio e si percorre un corpo nelle sue parti, alcune in movimento…

CILE (All’Arsenale)

Tutto immaginavo tranne quello di immergermi in una … torbiera cilena! Quattro artisti vi inoltrano nel paesaggio delle torbiere del sud del Cile con una installazione spettacolare fatta da una tenda-schermo inserita in una ricostruzione di un’autentica landa verde. All’interno della tenda corrono le immagini che dalla superficie della torbiera vi portano dentro la terra per poi riuscire…. .Suoni, profumi, odori, luci e sensazioni dal profondo , vi avvolgono per farvi conoscere il non umano che prevale sull’umano, sui suoi tempi, sentimenti e risate. Personalmente una esperienza davvero particolare.

MESSICO (All’Arsenale)

Una visita complessa per esplorare “… le modalità con cui gli artisti messicani presenti si accostano a forme di conoscenza non totalmente colonizzate dall’epistema moderno, che esistono nella resistenza e si attualizzano per affermare modi di vita opposti e alternativi rispetto ad un principio di progresso antropocentrico…”

PERU’ (All’Arsenale)

Un tuffo all’indietro negli anni ‘80 ci porta attraverso una serie di opere, per la maggior parte elaborate con ritagli di giornale o con composizioni tipo collage, al clima di violenza innescato allora dal gruppo armato Sendero Luminoso. Herbert Rodriguez lasciò la Scuola d’Arte allora e la sua esposizione racconta la sua posizione politica. Inoltre, vengono riportati elementi prodotti nel 1989 durante l’esperienza all’Universidad se San Marcos divenuta a quel tempo una sorta di teatro culturale dove si affrontarono i temi di sesso e di guerra.

URUGUAY (Ai Giardini)

Gerardo Goldwasser, nella sua esposizione intitolata “Persona”, presenta una sua riflessione critica sul modo di …” concepire il modo di coprire ed esibire i corpi, educarli e caratterizzarli…” mostrando una serie di tessuti e manufatti. Il contrasto bianco/nero, alcuni strumenti sartoriali, la sequenza di maniche anonime appese e i rulli di tessuto interrogano sul cambiamento di stato. Una esposizione che personalmente sebbene in modo criptico mi ha stimolato a riflettere….

VENEZUELA (Ai Giardini)

Ultimo Padiglione indipendente : viene proposta una serie di artisti che si concentrano sulla nozione di  corpo visto attraverso quattro livelli : come metafora della vita proiettata in un macrocosmo, come corpus sociale in cui la dimensione politica del paese priva l’individuo deli suoi valori di autodeterminazione, , come “casa”, intesa come rifugio e sfera individuale dei più delicati aspetti biologici e psichici,  ed infine come microcosmo della vita in cui l’essere umano saprà guarire le sue ferite. Gli Artisti usano differenti media (fotografia, filmati, istallazioni e pittura) che coinvolgono ed inquietano proponendo una lettura emotiva, politica ed a tratti molto intimista.

Dove non altrimenti specificato foto e testi a cura di Ivano Dal Conte e Michela Stama . Riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *