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IL TEATRO AMAZONAS DI MANAUS. IL SIMBOLO DELL’EFFIMERA “PARIGI TROPICALE”

È il 7 gennaio 1897. Siamo alle porte della foresta amazzonica brasiliana, sulle rive del grande fiume. Nell’aria si diffondono le note delicate della Danza delle Ore. È “La Gioconda” di Ponchielli l’opera che per prima viene eseguita nel Teatro Amazonas di Manaus, inaugurato ufficialmente solo una settimana prima, il 31 dicembre.

Non si è badato a spese: la cupola del teatro è coperta da 36.000 formelle colorate che riproducono i colori della bandiera nazionale; velluti rossi, scale di marmo di Carrara, lampade di Murano, legni europei ed arredi parigini firmano l’eleganza di questo teatro lirico progettato nel 1884 dall’architetto italiano Celeste Sacardim, in stile neorinascimentale. La luce elettrica illumina la sala, con i suoi 700 posti a sedere, disposti su tre gallerie. Affreschi e pitture di pregio coprono soffitti e pareti. Lo stupore prende gli spettatori fin dal primo passo, noncuranti del clima tropicale, dell’umidità soffocante e dei trenta gradi quasi costanti. Una scheggia di Europa posata in un ambiente dissonante.

Siamo in piena Belle Èpoque e Manaus sta vivendo il suo momento d’oro. Grazie all’estrazione del cauciù questo villaggio sul Rio delle Amazzoni, fondato nella seconda metà del Seicento, si presenta al mondo come “Parigi tropicale”, uno dei porti fluviali più grandi del mondo, una città votata al progresso con una crescita demografica importante. La febbre del cauciù si è diffusa, attirando qui una gran folla di imprenditori e operai da ogni dove. Per loro si edificano ville e palazzi, si costruisce una tramvia, si fonda l’università e si progetta anche questo ricco teatro lirico che ha oggi un che di surreale. Se ne rese conto Herzog, immortalando l’Amazonas nel suo “Fitzcarraldo” del 1982.Questo enorme flusso di ricchezze non durerà. La concorrenza del cauciù di origine orientale, venduto a basso costo, presto decreterà il declino della città e la condannerà a lunghi anni di agonia. L’umido clima tropicale appannerà il luccichio degli anni di gloria.

Oggi la città moderna ha carattere industriale e conta più di due milioni e mezzo di abitanti. Lo status di zona franca concessole negli anni Sessanta ha attirato nuovamente imprenditori e mano d’opera. L’urbanistica disordinata circonda quanto del lussuoso centro storico è sopravvissuto al passare del tempo. Sopra a tutto si impone il teatro, caparbio e superbo. Più volte restaurato, dichiarato Patrimonio Storico Nazionale, è riconosciuto come uno dei più importanti teatri lirici del continente e oggi ospita opere teatrali, balletti ma anche spettacoli di arte più popolare e concerti pop. Il suo sipario è rimasto immutato nel tempo ed è forse il punto di congiunzione più forte con la città ed il territorio che ospita questo teatro. Vi è rappresentato simbolicamente “L’Incontro delle acque” il fenomeno che rende famosa Manaus nel mondo e che oggi attira folle di turisti. Infatti, proprio in questo punto il Rio Solimoes (il nome del Rio delle Amazzoni nel suo primo tratto brasiliano) si incontra con il Rio Negro. Il primo ha fresche acque chiare che scendono dalle Ande, il secondo torbide acque scure che hanno raccolto i sedimenti organici della foresta. Al loro incontro le acque non si mescolano, a causa della diversa composizione chimica e della differente temperatura, e per circa 10 chilometri i due fiumi paiono correre affiancati, con una netta linea di demarcazione. Poi finalmente si sposano ed il fiume prende finalmente il nome di Rio delle Amazzoni. Non è raro che gli affluenti mantengano acque distinte, ma in nessuna parte del mondo questo fenomeno ha queste proporzioni.

Claudia Sangiorgi

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